Ma è vero che siamo la generazione che scappa dagli amori che durano? E se è così, cosa sarà mai successo per portarci a privarci di cotanta bellezza?
Uno studio ha evidenziato (qualcosa di abbastanza evidente oltretutto) che i giovani non sentono più la necessità di accompagnarsi, o almeno non nel senso impegnativo del termine.
Siamo la generazione che aspetta il principe azzurro e non ne accetta uno verde o arancio, come se poi un uomo bello, profumato, impeccabile, gentile, educato, colto e a modo potesse davvero piacere ad una donna con un minimo di personalità. Pensa che palle.
“Belle si è innamorata della bestia e non del principe, così come Fiona si innamora dell’orco e non di Shrek”
Si usano mille scuse con se stessi e con gli altri per giustificare il disinteresse nascente per la storia che viviamo, come a voler trovare a tutti i costi un motivo reale a qualcosa che in realtà è in noi. Arriviamo a dire basta ad una relazione perché chi ci sta accanto ha dei difetti che non sopportiamo più, ma spesso questi problemi non si risolvono cercando un altro compagno. Quello dopo non avrà le stesse pecche ma ne avrà delle altre e forse peggiori. Forse quel “basta” l’abbiamo detto a noi stessi, non essendo in grado di portare avanti qualcosa che dopo qualche tempo ha bisogno di evolvere.
Pare che tutti abbiano, presto o tardi, il desiderio di avere qualcuno con cui guardare un film abbracciati sul divano, ma che non ci sia sempre; qualcuno con cui cenare quando non hai voglia di stare sola o vedere le amiche; qualcuno con cui fare l’amore quando ti và e se non hai voglia di depilarti, che stia a casa sua. La botte piena e la moglie ubriaca in sostanza, il bello senza i problemi.
Non c’è scritto da nessuna parte che si deve avere una relazione sia chiaro, stare soli è bellissimo, ma qui si parla di volerla e non volerci mettere neppure un briciolo di impegno.
Speriamo tutti di incontrare la persona perfetta che cambierà le cose, quella con cui sarà tutto semplice e spontaneo dove, dirti che stasera non ho voglia di vederti non esiste e non mi verrà mai in mente perché sei perfetto 365 giorni l’anno H24.
Vogliamo una relazione che non implichi avere una relazione; ci piace l’idea dell’amore ma poi gli sfuggiamo. Ascoltare il cuore non è più così scontato, si ragiona nel concreto, con il cinismo che caratterizza tutto quello che ci circonda. Si tirano le somme, si ragiona per se stessi come se si desse un consiglio razionale ad un estraneo.
Ma l’amore non è razionale ed è bello proprio perché forse è l’unica cosa spontanea ed incontrollabile che ci rimane.
Vogliamo il bello senza i rischi, i bei momenti senza la noia, le gioie senza i dolori e viene da sé che cadono le promesse di base. Non esistono i presupposti per lasciare la propria vita in balia delle sensazioni, non viviamo più per dare gioia allo stomaco e al cuore ma solo agli occhi, e spesso a quelli degli altri, tra selfie e immagini di copertina.
Ci andiamo piano, come se avessimo tutto il tempo del mondo; ci vuole pazienza certo ma anche il giusto tempismo per capire quando aggrapparsi al treno che corre più veloce di quanto non facciamo noi.
Siamo troppo impegnati a tenere il naso incollato su di uno schermo e trasformati dai filtri di Instagram non ci accorgiamo che le rughe cancellate dal monitor, nella realtà avanzano.
Chi vogliamo prendere in giro se non noi stessi? Perché in fin dei conti chi se ne frega se la tua compagna di banco secchiona e intrombabile ha un marito e tu no? Forse la secchiona bruttina al mare si guardava intorno invece di postare le foto delle sue ginocchia.
Siamo cresciuti in famiglie che duravano, nonostante i nostri genitori si urlassero addosso poi chiarivano sempre, perché i problemi si affrontavano parlando e non che anche loro non avessero mai desiderato mollare tutto, ma non faceva parte della loro cultura. Le cose rotte si provava a ripararle, ora no, in questo amore consumista dove tutti sono sostituibili, dove sono tutti utili e nessuno è indispensabile.
Scendere a compromessi non significa necessariamente annullarsi, ma evolvere e farlo prima di tutto per se stessi. L’individualità oggi è così forte da impedirci di modificare qualche piccolo dettaglio della nostra personalità, cambiare una virgola del nostro modo di essere viene vissuta come una violenza, quando l’unica violenza la facciamo noi stessi, creandoci il vuoto intorno.
Se solo provassimo a ricordarci cosa davvero ci rendeva felici, cosa ci riempiva lo stomaco di gioia e cosa rendeva speciali le nostre giornate da single; basterebbe tradurre quelle esperienze in un occasione di coppia e se così non fosse è imperativo non abbandonare mai quello che ci fa felici solo perché all’altro non piace.
Abbandonare gli interessi fa morire lentamente, così come non concedersi il lusso di cambiare le abitudini ed evitare le passioni, vivere le emozioni che fanno brillare gli occhi, così come suggeriva Martha Medeiros nella sua poesia.
Che due elementi di una coppia perfetta si incastrano come due metà di una mela è una menzogna, due metà di una coppia sono due mezze persone e non so voi, ma io non lo voglio un omuncolo che senza me non è niente.
Non è necessario annullarsi per andare d’accordo, bisogna continuare a vivere per se stessi e farlo accompagnati da qualcuno che ne valga la pena.
Quando le cose si fanno serie, scappiamo via, gli impegni spaventano a volte più di un salto nel buio e forse dovremmo farci spiegare dai nostri nonni cosa davvero ha importanza in una relazione. Perché gli occhi da cerbiatta, le caviglie sottili, i capelli folti e il sorriso bianco presto svaniranno e non esisteranno poi filtri a migliorarti, se non quelli degli occhi di chi ti ha amata e ti guarda come nessuno ha mai fatto.
“..evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità”