“Fake it till you make it” è la cosa più tossica che ti possano consigliare, e ti spieghiamo perché
Sui media americani non è difficile imbattersi nel consiglio “fingi fino a che non ce la fai”, ma è un pessimo modo di affrontare le difficoltà.
Questo consiglio viene dato in genere a tutti coloro che si sentono insicuri nell’affrontare sfide o momenti importanti della propria vita e che, per qualsiasi motivo, non si sentono all’altezza della situazione.
Nella maggior parte dei casi si tratta di ansia da prestazione o di sindrome dell’impostore: la prima è l’ansia che assale chiunque debba dimostrare di saper fare qualcosa ed è quella che ci blocca durante un esame o un saggio di danza, ma è anche quella contro cui devono combattere gli artisti giovani come quelli navigati; la seconda è invece il frutto di una bassa o addirittura scarsa autostima, che ci convince di non essere mai all’altezza dei compiti che ci vengono assegnati o delle sfide che ci troviamo ad affrontare.
In questi casi il consiglio che si riceve più spesso è quello di fingere di sentirsi all’altezza, comportandosi come se si avesse la matematica certezza di riuscire in tutto quello che si vuole fare.
Quello che si ripete più spesso è che a furia di fingere si finisce per riuscire a fare davvero quello che si temeva di non riuscire a fare.
Perché questo atteggiamento è sbagliato?
Il motivo di base per cui questo tipo di atteggiamento è assolutamente dannoso è che si basa sulla negazione totale delle proprie emozioni. In pratica si fa di tutto per negare le emozioni che non ci stanno bene, che risultano scomode a livello sociale e che non ci fanno sentire vincenti, relegandole in fondo alla nostra mente.
In questo modo non faremo altro che nascondere il problema sperando che si risolva da solo, ma questo non avverrà per il semplice motivo che per risolvere problemi psicologici è necessario agire in maniera attiva e ragionata sui propri limiti, non semplicemente fingere che non esistano. Ad un certo punto, infatti, le nostre insicurezze saranno aumentate e non saremo più in grado né di nasconderle né di gestirle.
Come si affrontano la sindrome dell’impostore e l’ansia da prestazione?
Affrontare la sindrome dell’impostore significa lavorare sulla propria autostima per aumentarla mentre nella maggior parte dei casi si può imparare a controllare l’ansia da prestazione con il duro lavoro.
Fare molte prove, prepararsi, studiare diligentemente prima di mettersi alla prova in un qualsiasi campo (artistico, professionale o altro) è l’unico modo per riuscire a tenere l’ansia sotto controllo e acquisire maggiore sicurezza nei propri mezzi. Oltre a questo si dovrà prestare continuamente ascolto alla propria voce interiore: non sentirsi all’altezza non significa essere falliti, significa semplicemente dare molta importanza a quello che si fa e volersi impegnare per dare sempre il meglio. Si tratta di un ottimo punto di partenza per il raggiungimento di qualsiasi obiettivo e, soprattutto, può essere una grande risorsa piuttosto che un grande difetto.