Se mentre sei in videochiamata guardi solo la tua immagine c’è qualcosa che devi sapere: c’è un motivo ben preciso per cui ciò accade
La videochiamata oggi è diventato uno dei mezzi più diffusi per comunicare a distanza: attenzione, però, a questo dettaglio rivelatore.
La crisi pandemica ha modificato radicalmente le abitudini di milioni di italiani, a partire dalle modalità con cui essi effettuano tutt’ora acquisti.
I lockdown e le restrizioni hanno infatti incrementato il volume del commercio online, e apportato portentosi introiti alle principali piattaforme dedicate; tale pratica persiste tutt’ora, e lo shopping virtuale ha decisamente messo in crisi le attività del Belpaese.
In secondo luogo, la prolungata permanenza in casa ha spinto le persone ad incrementare il flusso di chiamate e videochiamate, in modo da contattare agevolmente parenti, amici e colleghi di lavoro, e colmando quindi il gap della distanza fisica.
Ad oggi, le call su Skype, Zoom e Meet sono diventate una prassi, sia in ambito professionale che ludico; molto spesso, però, effettuiamo inconsapevolmente un gesto sistematico che rivela molto circa la nostra personalità.
Videochiamata: ecco cosa accade quando ci connettiamo virtualmente
Quando avviamo una videochiamata, sia essa one-to-one oppure di gruppo, oltre alla finestra con l’immagine dell’interlocutore, appare una miniatura che raffigura anche noi stessi, e molto spesso accade di controllare il proprio aspetto mentre si dialoga tramite PC o smartphone.
Questo automatismo è riconducibile al personalissimo rapporto che ognuno di noi ha con la propria immagine, ma affonda le sue radici anche in epoche assai più lontane. I nostri antenati, in effetti, erano avvezzi a ricercare la propria identità nelle pozze d’acqua, utilizzandole come rudimentali specchi. La condivisione con terzi del nostro volto, come nel caso delle videochiamate, richiama inoltre la “Teoria del sé” elaborata dal sociologo Cooley. Lo studioso aveva evidenziato come la percezione dell’individuo circa il proprio aspetto fisico fosse influenzabile dalle reazioni altrui, e la videochiamata ci pone di fronte ad un pubblico virtuale più o meno vasto, come nel caso delle call di lavoro. La tensione ed il sovraccarico di stimoli ci spingono quindi a controllare spesso la nostra immagine, a verificare che i capelli siano composti ed il sorriso impeccabile e convincente. Lo scrittore e psicologo David Elkind, però, ci rassicura: già nel 1967 aveva formulato il concetto di “imaginary audience“, e decretato che la nostra immagine influisce meno di ciò che pensiamo nella qualità dell’interazione!
Videochiamata: via libera alla spontaneità
David Elkind ha rilevato che la convinzione di essere al centro dell’attenzione, tendenza comune durante ogni videochiamata, è ampiamente ingiustificata, in quanto ognuno dei presenti si pone al centro del proprio universo personale.
Dopo aver verificato il proprio aspetto allo specchio, dunque, possiamo rilassarci, e concentrare l’attenzione sui contenuti della call: eviteremo sprechi di tempo ed energie, e ottimizzeremo lo scopo delle riunione virtuale senza patemi e crisi di autostima!